C’era una volta la tregua di Natale in Etiopia -Brano tratto dal romanzo “Inseguendo mio padre” di Paolo Tittozzi

La tregua di Natale nel 1937 in Etiopia

Dal mio romanzo “INSEGUENDO MIO PADRE” – Graus Edizioni (pagg. 106 – 107):

Dunque normale routine, dicevano i nostri ufficiali, a patto che ci fosse qualcosa di normale in una guerra dove la vita umana aveva sempre meno valore e dove le piccole scaramucce, che comportavano ad ogni uscita uno stillicidio di due-tre-cinque soldati morti, nel linguaggio militare venivano considerate “perdite trascurabili”. Quante centinaia di giovani volontari trucidati dai partigiani etiopi sono state considerate dai nostri ufficiali “perdite trascurabili”!

Con questa normale routine arrivò il secondo Natale da me vissuto sotto le armi, ma questa volta i miei sapevano dove mi trovavo e, oltre alle normali lettere che mia madre mi spediva due tre volte alla settimana, per le feste mi arrivò attraverso i normali canali militari, ogni ben di Dio.

In quei giorni tra noi e gli Arbegnuoc venne attuata una tregua senza alcun accordo tra le parti; anche loro erano di religione cristiana e di certo anche loro sentivano il bisogno di celebrare le feste con le loro famiglie: quell’armistizio spontaneo per le festività di Natale fino a Capodanno venne spontaneamente mantenuto senza alcun incidente da entrambe le parti.

La notte di Natale nella nostra caserma fu celebrata la messa, una funzione funebre a suffragio dei nostri troppi caduti e poi noi tutti, soldati e ufficiali cantammo insieme. Non ricordo di aver mai più sentito un canto più intenso e più significativo di quello da noi fatto in quella notte chiara e silenziosa del Natale del ‘37.

Ufficiali, sottufficiali e soldati ci facemmo poi auguri che mai come quella volta non erano di circostanza, barattammo tra amici doni e accessori di vestiario, specialità regionali che i nostri cari ci avevano mandato, o soltanto sigarette di marche diverse, ci scambiammo fotografie e ricordi: quella sera, per qualche ora, riuscimmo a dimenticare la guerra.

“Oggi è Natale, è festa per tutti!”

Mangiammo le lasagne e il pollo con un quarto di vino a testa e poi dai nostri zaini uscì la grappa, il brandy, il liquore Strega e fu baldoria, scherzammo, giocammo alle carte sino a sera e ancora mangiammo spezzatino con patate e fagioli.

Quando però ci ritirammo nelle camerate calò in me, ma credo anche in tantissimi altri miei commilitoni, uno stato di intima malinconia mentre guardavo lontano con gli occhi aperti nel buio. Credo che questa malinconica nostalgia, che in quegli anni provai per molte sere, abbia per ogni soldato un carattere sacro.

Tutto passa e anche quella magica tregua natalizia si dissolse.

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