LA TERRA BRUCIA: IL RISCALDAMENTO GLOBALE

Articolo 2

LA TERRA BRUCIA: IL RISCALDAMENTO GLOBALE

2.0 –  CAUSE DEL RISCALDAMENTO GLOBALE

I rapporti dell’ONU, ovvero le grida di allarme di migliaia di scienziati ci implorano di limitare l’innalzamento della temperatura globale a non più di 1,5°C entro il 2050 perché questo ci aiuterebbe a evitare effetti climatici peggiori degli attuali, cercando di mantenere un clima vivibile.

Tali rapporti ci dicono anche che le principali cause del riscaldamento globale sono:

  • Consumo di combustibili fossili;
  • Deforestazione;
  • Agricoltura intensiva;

In questo articolo cercherò di far luce su queste tre piaghe bibliche che noi Umani ci siamo inferte, in maniera cosciente e volontaria.

2.1 – I COMBUSTIBILI FOSSILI

Gli scienziati oltre a dirci che la combustione dei combustibili fossili (carbone, petrolio e gas) sono Iª causa del riscaldamento globale e ci dicono anche che i loro effetti incidono per il 64% sull’effetto Serra.

Nell’ordine le principali fonti di inquinamento:

  • Produzione di elettricità                                             (36%)
  • Trasporti                                                                           (27%)
  • Industria – Scarichi industriali – Inceneritori    (21%)
  • Riscaldamento domestico – Discariche abusive (15%)   
  • Su queste % che i governi di tutto il mondo da decenni avrebbero dovuto agire, ma purtroppo si è perso troppo tempo in chiacchiere e ora abbiamo i minuti contati.

Oltre gli inquinanti primari che abbiamo elencato, non dobbiamo dimenticare che questi, reagendo con l’ossigeno atmosferico e il vapore acqueo, catalizzati dai raggi ultravioletti, producono degli inquinanti secondari tra cui:

  • Acido nitrico;
  • Acido solforico.
  • Di cui abbiamo già parlato, sia pure brevemente, nell’articolo precedente.

2.2 – DEFORESTAZIONE

 La deforestazione è il risultato dell’azione irrazionale dell’uomo ed è la IIª causa di inquinamento del riscaldamento e rappresenta uno dei principali problemi riguardanti la salute e la salvaguardia dell’ambiente.    

   

  Oggi si stima che le emissioni di anidride carbonica provocate dalla deforestazione siano di circa 1,6 miliardi di tonnellate di carbonio annue. contribuendo con oltre il 30% al riscaldamento planetario. Per deforestazione, conosciuta anche con il termine disboscamentosi intende l’eliminazione della vegetazione arborea in un’area boschiva o forestale.

Le foreste giocano un ruolo primario per il mantenimento dell’ecosistema:

  • Con la fotosintesi, sottraggono CO2 dall’aria e rilasciano l’ossigeno;
  • Consentono di trattenere le acque e frenano l’erosione del terreno;
  • Regolano l’umidità del clima;
  • Sono l’habitat per migliaia di animali e vegetali (biodiversità).

Ecco alcune delle conseguenze sull’ambiente:

  • Perdita di biodiversità: La deforestazione distrugge gli habitat naturali di numerose specie animali e vegetali, portando alla loro estinzione e a un calo generale della biodiversità.
  • Aumento delle emissioni di gas serra: Gli alberi assorbono CO2 dall’atmosfera. Quando vengono abbattuti, questa CO2 viene rilasciata, contribuendo al riscaldamento globale e all’effetto serra.
  • Desertificazione: La deforestazione, soprattutto in aree aride, può portare alla perdita di suolo fertile e alla trasformazione di aree verdi in deserto.
  • Perdita di suolo fertile: La deforestazione riduce la capacità del suolo di trattenere acqua e sostanze nutritive, rendendolo più vulnerabile all’erosione e alla perdita di fertilità.
  • Modifica dei cicli idrologici: La deforestazione altera i cicli di precipitazioni, inondazioni e siccità, causando disastri ambientali, inoltre può influenzare i modelli climatici locali, causando cambiamenti nelle temperature, nelle precipitazioni e nei venti.
  • Dissesto idrogeologico: La deforestazione aumenta il rischio di frane e alluvioni in aree collinari e montane.
  • Riduzione della capacità di assorbimento dell’acqua: Le radici degli alberi aiutano a trattenere l’acqua nel suolo. La loro rimozione aumenta l’erosione del suolo può portare a problemi di siccità e alluvioni. In sintesi, la diminuzione della presenza di piante e alberi a causa del disboscamento determina un aumento di CO2 e di conseguenza un acuirsi dell’effetto serra e del riscaldamento globale.

Altre conseguenze della deforestazione sono l’aumento di eventi naturali estremi che producono il dissesto idrogeologico, di cui parleremo in un successivo articolo.

2.3 – AGRICOLTURA E ZOOTECNIA INTENSIVA

Nei paesi in via di sviluppo vengono tagliate le foreste con la scusa di creare terre coltivabili: è una balla. Spesso queste stesse terre sono poi riacquistate dagli speculatori che le comprano dagli agricoltori a quattro soldi per fare agricoltura intensiva.

L’agricoltura intensiva è il sistema di produzione agricola che mira a massimizzare la resa dei terreni disponibili attraverso le monocolture e l’uso intensivo di pesticidi e fertilizzanti che permettono di controllare le condizioni di crescita e di proteggere le piante da parassiti avendo come obiettivo quello di ottenere grandi quantità di prodotti in poco tempo e a costi ridotti.

L’agricoltura intensiva essendo la principale responsabile della deforestazione, ha un impatto ambientale enorme perché luso incondizionato e continuo di pesticidi e concimi chimici non consente i tempi necessari al loro degradamento inquinando così, in modo irreparabile, le acque sotterranee. Ben più grave è comunque l’impatto ambientale generato nell’allevamento del bestiame con la zootecnia intensiva delle “fattorie industrialiche  i tempi tengono segregati miliardi di mucche, maiali e polli.

Gli allevamenti intensivi sono una delle principali fonti di emissioni di gas serra, tra cui il metano e l’ammoniaca. Il metano è un gas che molto attivamente contribuisce al riscaldamento globale, mentre l’ammoniaca oltre ad inquinare l’aria producendo ossidi di azoto (NOx), contribuisce anche alla formazione di polveri sottili.

  • Metano (CH4): I ruminanti, (mucche, pecore e capre), emettono metano durante la digestione del cibo. Questo processo naturale, chiamato fermentazione enterica, negli allevamenti intensivi diventa un disastro ambientale contribuendo in modo significativo alle emissioni globali di metano che, come ho detto nel precedente articolo, intrappola il calore con un’efficienza 23 volte maggiore rispetto alla CO2.
  • Ammoniaca (NH3): Gli allevamenti intensivi, producendo grandi quantità di letame, rappresentano la principale fonte di emissioni di ammoniaca e sono considerati la seconda fonte di polveri sottili dopo le emissioni da risaldamento domestico.

L’agricoltura e la zootecnia intensiva sono diventati negli ultimi anni anche una drammatica minaccia biologica perché, sebbene l’uso intensivo di pesticidi preservi le piante dalle malattie, stanno comparendo nuovi parassiti per i quali si dovranno progettare nuovi pesticidi sempre più potenti. Inoltre l’uso sconsiderato di prodotti chimici, oltre ad impoverire i suoli in modo irreversibile, va ben oltre la capacità dei terreni stessi di smaltirne le scorie, quindi c’è un progressivo avvelenamento della falda acquifera, altro argomento di cui parleremo negli articoli successivi.

Al prossimo articolo.

     Ad maiora semper

 

 

         

 

 

 

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