I miei lettori più affezionati sanno quanto io sia intrigato dalla storia della Chiesa, non a caso ho scritto Terra promessa, romanzo storico dedicato alla chiesa cristiana primitiva, per cui come cultore della materia sono molto attento anche alle vicende contemporanee.
Ieri tutto il mondo stava guardando al Segretario di Stato. Il cardinale Pietro Parolin è stato il grande sconfitto, anche se è difficile dire come sia maturata questa svolta che pochi si aspettavano. Qualcuno ipotizza che il cardinale Prevost si fosse già messo in luce già nel corso delle congregazioni generali, è probabile che questa analisi abbia elementi di verità, del resto il pre-conclave ha sempre avuto grande importanza e ancor di più in questa tornata, dove molti cardinali a stento conoscevano i nomi dei colleghi.
Sfumature decisive. Pietro Parolin aveva un cospicuo pacchetto di voti, si dice fra i 40 e i 50, comunque non sufficienti per raggiungere il quorum. Impossibile sapere cosa sia avvenuto nella cappella Sistina, ma dopo la prima votazione, molto lunga, qualcosa deve essere saltato e forse Parolin, consapevole di non riuscire a raggiungere il quorum richiesto assai elevato (89 voti), avrebbe fatto un passo indietro cambiando strategia. In che modo? Collaborando alla ricerca di un cardinale in grado di governare, ma allo stesso tempo che potesse unire le forti spinte dei cardinali elettori dell’America Latina, senza tralasciare l’eredità di Bergoglio e rassicurare il partito dei “conservatori”.
Forse Parolin avrà visto in Prevost, peraltro molto stimato anche a Roma, non l’esponente di punta della prima potenza mondiale, ma la migliore espressione di un Occidente diverso. Pertanto, assieme ai fedelissimi di Prevost, non avranno fatto molta fatica a calamitare oltre gli elettori del Nordamerica, anche quelli del Sudamerica e quelli legati al Commonwealth, insomma il vecchio impero britannico, dal Sudafrica all’India e Robert Prevost è diventato il Papa del Primo mondo votato dai cardinali del Terzo mondo.
Un capolavoro politico, ma anche un segno della straordinaria imprevedibilità del famoso Spirito Santo, di cui parlavo nel precedente articolo, che si mette a soffiare dove vuole scompaginando tutte le previsioni. Qualcosa di simile era già accaduto nel 2013: allora sembrava che il favorito fosse Angelo Scola, ma saltò fuori Bergoglio “dalla fine del mondo”.
Habemus Papam
Ieri, 8 maggio 2025, è stato eletto il 267º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma.
Con il nome di Leone XIV il cardinale statunitense Robert Francis Prevost sceglie e indica continuità rispetto al Pontefice Leone XIII che nel 1891 firmò uno dei documenti più rilevanti per la Chiesa dell’Ottocento, la Rerum Novarum che di fatto inaugurò la dottrina sociale della Chiesa parlando di giustizia sociale, diritti dei lavoratori, di socialismo e capitalismo.
Robert Francis Prevost, è una figura certamente atipica, al crocevia fra culture diverse: un padre con origini francesi e italiane, una madre spagnola e poi la dimensione missionaria, ma senza mai perdere il radicamento negli Usa. 70 anni il prossimo 14 settembre, è originario di Chicago e, dopo essere stato missionario in Perù per lunghi anni, dove è stato anche vescovo di Chiclayo, è stato nominato prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia commissione per l’America Latina.
Se fossimo nel nostro parlamento potremmo definire papa Leone XIV un “centrista” che dovrebbe mettere d’accordo l’ala “progressista” e quella “conservatrice”, non a caso le prime parole del Papa statunitense hanno dettato in maniera chiara quali saranno le linee del nuovo pontificato scandendo con orgoglio “Sono un figlio di Sant’Agostino”, e citando anche un’altra frase: “Con voi sono cristiano e per voi sono vescovo“.
Ma cosa significa? Citando questo passo dei Sermoni di Sant’Agostino, grande filosofo e dottore della Chiesa, Papa Leone XIV ha voluto sottolineare in modo potente quali saranno i due aspetti fondamentali del suo ministero: la solidarietà e la comunione con il popolo di Dio: “con voi sono cristiano” mentre il secondo “per voi vescovo” riguarda il suo servizio a dedizione della Chiesa, guidandola e prendendosi cura di essa.