27 gennaio: Il giorno della memoria

Giorno della memoria

I cancelli del campo di concentramento di Auschwitz dopo la sua liberazione nel 1945

 

         Il 27 gennaio di ogni anno in tutto il mondo si celebra il Giorno della memoria.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005 proclamò ufficialmente il 27 gennaio Giornata Internazionale della Commemorazione in memoria delle vittime dell’Olocausto, in occasione dei 60 anni dalla liberazione dei campi di concentramento e in particolare la liberazione di “Auschwitz”.

Ma cosa si intende davvero per “memoria”? Cosa sarebbe importante ricordare?

Con il tempo la giornata del 27 gennaio, è andata ad assumere un significato simbolico: quello della fine della persecuzione del popolo ebraico.

Cercherò di chiarire, descrivendo alcuni episodi salienti, il senso e la storia di questa giornata, che deve essere considerata non solamente un omaggio alle vittime del nazismo, ma un’occasione di riflessione su una vicenda che ci riguarda tutti da vicino.

20 gennaio 1942: la “Soluzione finale”. Su ordine di Hitler, in una villa sul lago di Wannsee, presso Berlino, si incontrano 15 alti ufficiali nazisti per discutere le modalità con cui attuare la ‘Soluzione finale’ della questione ebraica. Reinhard Heydrich, leader delle SS, illustra ai presenti il piano ideato per creare un Reich libero da ebrei, che prevede il trasporto degli stessi in campi di concentramento opportunamente dotati di camere a gas e di forni crematori, per il loro sistematico massacro.

16 dicembre 1942: Heinrich Himmler, n.2 del regime nazista, da ordine che la “Soluzione finale della questione ebraica” abbia inizio con la deportazione di tutti gli ebrei che vivono in Germania nel complesso dei campi di sterminio di Auschwitz.

16 ottobre 1943: sabato nero al ghetto di Roma. Sono le 5,30 un sabato quando le truppe naziste entrano a Portico d’Ottavia, nel ghetto di Roma, per condurre a termine un vasto rastrellamento di ebrei. Il tenente colonnello Kappler, responsabile SS sulla piazza di Roma, promette agli ebrei la salvezza in cambio della consegna, entro due giorni, di 50 chili d’oro. Due giorni dopo, consegnato l’oro da parte degli ebrei, inizia la razzia del ghetto, i tedeschi fanno prigionieri e deportano ad Auschwitz 1023 ebrei. Alla fine della guerra di questi prigionieri torneranno a casa solo 16 uomini e 1 donna. Il rastrellamento di Roma rappresenta il più grave caso di persecuzione antiebraica avvenuto in Italia a opera delle truppe tedesche di occupazione.

Durante la guerra, nei campi di sterminio, verranno uccisi circa sei milioni di ebrei.

Il 27 gennaio 1945 i soldati della 60ª armata dell’esercito sovietico abbattono i cancelli di Auschwitz.

L’insieme dei campi di concentramento che noi conosciamo come “Auschwitz” non era molto distante da Cracovia, in Polonia, e si trovava nei pressi di quelli che erano all’epoca i confini tra la Germania e la Polonia. Quello che i più non sanno è che con l’avvicinarsi dell’Armata Rossa, già intorno alla metà di gennaio, le SS iniziarono ad evacuare il complesso: circa 60.000 prigionieri vennero fatti marciare prima dell’arrivo dei russi e di questi relitti umani si stima che furono tra 9.000 e 15.000 quelli che morirono, uccisi dalle SS perché non riuscivano a reggere i ritmi massacranti delle marce forzate o lasciati morire di freddo durante il tragitto di trasferimento verso altri campi più interni alla Germania. nel complesso dei campi di “Auschwitz” invece, ne furono lasciati circa 9.000 perché troppo malati o esausti per poter marciare. Le SS avrebbero voluto eliminarli tutti prima della partenza ma non ne ebbero il tempo perché l’esercito sovietico era ormai alle porte, comunque riuscirono ad eliminare gran parte delle prove per i crimini che avevano commesso, facendo esplodere diverse strutture, soprattutto parte di quelle che contenevano i forni crematori industriali (dove venivano bruciati i cadaveri delle persone uccise) e i magazzini dove venivano conservati i beni delle vittime dello sterminio.

Quando la 60ª armata dell’esercito sovietico arrivò al campo principale di Auschwitz, intorno alle 3 di pomeriggio dopo una battaglia in cui persero la vita più di 200 sovietici, si trovò davanti uno scenario desolante: dei circa 9.000 prigionieri rimasti, 600 di loro erano già morti di stenti e comunque le strutture rimaste in piedi furono più che sufficienti a descrivere l’orrore che si era vissuto in quelle fabbriche di sterminio.

Il giorno della memoria in Italia.

Con la legge 211, del 2000, composta da due semplici articoli, in Italia ogni 27 gennaio si desidera commemorare il “Giorno della memoria“: una commemorazione pubblica non soltanto della Shoah, ma anche delle leggi raziali approvate dal fascismo e ricordare anche tutti quegli italiani, ebrei e non, che si opposero alla “soluzione finale” voluta dai nazisti, e per questo furono deportati ed imprigionati.

Lo scopo del giorno della memoria, che prevede l’organizzazione di cerimonie, incontri ed eventi commemorativi rivolti in particolare (ma non soltanto) alle scuole e ai più giovani, è quello di non dimenticare mai questa parte drammatica del nostro passato di italiani ed europei, affinché, come recita la stessa legge:

simili eventi non possano mai più accadere”.

Come queste parole indicano chiaramente, non si tratta quindi di “celebrare”, ma soprattutto questa è una giornata in cui si deve riflettere, dove è fondamentale che ognuno debba ribadire quanto per tutti sia importante conoscere e all’occorrenza studiare quanto è successo nel nostro recente passato.

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