GIORNO DELLA MEMORIA: significato e riflessioni sul 27 gennaio.

 

Schalecht – Le foglie cadute

      La memoria della Shoah non ricorda soltanto i patimenti del popolo ebraico, ma è un evento universale che riguarda tutta l’umanità.

Nel corso della storia contemporanea ci sono stati diversi tentativi di genocidio: tra i più recenti c’è quello degli armeni in Turchia (durante la guerra mondiale), o le terribili deportazioni in Siberia volute da Stalin (negli anni ’30, ’40 e ’50), o i massacri delle foibe ai danni di civili italiani della Venezia Giulia (subito dopo la IIª guerra mondiale) da parte dei partigiani jugoslavi o ancora le stragi compiute Cambogia dalla dittatura comunista a metà degli anni ‘70, solo per citarne alcuni.

Tuttavia il termine “genocidio” venne coniato in occasione della Shoah perché ciò che rese un caso unico questo eccidio nei confronti degli ebrei fu la sua funerea razionalità. Per la prima volta nella storia dell’Uomo non si trattò soltanto di uccidere, ma con un’organizzazione di tipo industriale fu messa in funzione una perfetta “macchina di morte che si avvaleva di un’alta tecnologia e di impianti assai efficienti per sterminare un intero popolo nel cuore dell’Europa.

Il ricordo della Shoah perché abbia un senso, per nostra memoria non può e non deve limitarsi soltanto all’indignazione e alla denuncia morale dei crimini nazisti, sentimenti sicuramente giusti e naturali nei confronti di avvenimenti gravi e disumani, ma è soprattutto importante oltre a denunciare, studiare, comprendere da un punto di vista storico ciò che realmente accadde in Germania in quegli anni per tentare di capire come tutto questo sia potuto accadere.

             

 

Carrello