“CONTROCORRENTE”: un capitolo per volta. Puntata n. 3 di Paolo Tittozzi
I° Capitolo: Le vicende narrate in CONTROCORRENTE partono dal 1852.
Da allora sono passati poco più di 170 anni ma sembra che ne siano passati più di mille. Ecco lo scenario in cui si sono svolte quelle vicende.
Lo Regno Sabaudo per poter continuare a sopravvivere come entità STATO aveva bisogno di uno spazio geografico ed economico superiore alle sue attuali dimensioni e l’unica possibilità di espansione era quella di conquistare nuovi territori detenuti dal suo ingombrante e più agguerrito vicino di casa: l’Impero Austro-Ungarico. Questa situazione di guerra permanente non dichiarata e il mantenere in armi un esercito di circa 40.000 unità, oltre ad essere assai costosa per le casse del piccolo regno, obbligava tutta la popolazione maschile adulta a vivere uno stato di mobilitazione militare permanente e al governo di ridurre le risorse economiche di tutte le altre voci di bilancio non strettamente connesse con un’economia di guerra con il risultato di impoverire la popolazione.
La figura del Medico dal medioevo in poi si era evoluta molto lentamente e, nella prima metà dell’ottocento, la medicina era ancora incapsulata in due filoni: da una parte, la medicina teorica influenzata dagli antichi insegnamenti classici, dalla filosofia e dalla religione, dall’altra la chirurgia considerata una mansione più da tecnici che non da scienziati, mentre gli unici metodi terapeutici utilizzati per le cure erano ancora quelli composti da sostanze vegetali grezze, erbe mediche e composti chimici grezzi formavano gli unguenti e tisane composte manualmente dallo speziale, il farmacista ancora non esisteva.
Nella penisola italica le macchine a vapore erano ancora una rarità, della rivoluzione industriale se ne parlava soltanto sui giornali, per cui gran parte delle attività industriali, prima tra tutte quella siderurgic, per poter funzionare dovevano essere ubicate necessariamente lungo i corsi l’acqua, meglio se impetuosi, per sfruttare l’acqua come forza motrice.
Genova, 1852. Giovanni Parodi, figlio non viziato di una facoltosa famiglia genovese, dopo la laurea in medicina si specializza con il massimo dei voti in malattie infettive, una branca della medicina allora sconosciuta ai più: il suo destino sembra già segnato, farà la carriera universitaria e aprirà uno studio medico al centro della città per curare la “Genova bene”. Però il suo mentore all’ultimo momento, sollecitato politicamente, sceglie un altro candidato assai meno brillante di lui.
Giovanni prende il primo sonoro schiaffo dalla sua vita: questo è l’incipit di tutto il romanzo.
Il giovane medico è quasi impazzito dalla rabbia e decide con la pancia e non con la testa: questa sarà soltanto la prima delle sue scelte istintive, durante la vita ne farà molte altre. Decide dunque, per rabbia e per ripicca, di rispondere ad un annuncio per medico condotto trovato nella segreteria sella sua facoltà e di accettare poi la condotta medica di un Comune a lui sconosciuto situato tra le montagne della Val Bormida: Calizzano.
A quell’epoca i medici condotti, non solo erano mal pagati e senza alcuna prospettiva di carriera, ma erano anche alla mercé dei sindaci quasi fossero una loro proprietà, pertanto costoro erano considerati gli ultimi della classe, quelli che non avrebbero potuto aspirare a nulla di meglio, ma in qualche modo il popolino doveva pur essere curato e poi anche loro dovevano sbarcare il lunario.
È facile capire quanto questa scelta sia stata particolarmente osteggiata in casa di Giovanni, rampollo di una delle più facoltose famiglie genovesi che, oltre ad essere molto dotato professionalmente, godeva anche di una cospicua rendita personale per cui nessuno riusciva a comprendere quale fosse un motivo valido per trovare subito un impiego qualsiasi e per giunta attuare una scelta così radicale. Le discussioni in famiglia arrivano quasi a un punto di non ritorno, ma Giovanni attua la sua prima scelta “controcorrente”: parte per Calizzano.
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Alla prossima settimana ancora insieme per scavare nelle viscere del secondo capitolo di CONTROCORRENTE.