ESAMI DI STATO O ESAMI DI MATURITA?

Esami di Stato o esami di Maturità?

          Stanno per concludersi le prove per le scuole medie superiori di II° grado che molti continuano a chiamare Esami di maturità sebbene la riforma di Luigi Berlinguer del 1997 abbia sancito che debbano chiamarsi Esami di stato o meglio “Esame di stato conclusivo del corso di studio di istruzione secondaria superiore”.

Allora non si trattò di un innocuo cambio di un nome di questo esame istituito nel 1923 con la riforma scolastica del ministro Giovanni Gentile che segnava, e tutt’ora segna, il passaggio dall’età adolescenziale ad una un po’ più matura, da cui il nome “maturità”. Dunque non una operazione di maquillage, ma di una precisa limitazione dei compiti della scuola alla sola istruzione e questo provvedimento si rese opportuno perché, ventotto anni fa, si prese finalmente atto che la scuola italiana istruisce (talvolta) ma non educa. e quindi quel che resta fuori dall’esame è il termine maturità che comprende l’educazione. L’educazione, cioè ciò che ci differenzia dagli animali, che invece sono dotati di istinto, e dovrebbe accompagnare gli studenti in quella incerta stagione da sempre problematica chiamata adolescenza, nel loro processo di evoluzione psicologica tenendo conto che solo intorno ai 18/20 anni va in funzione a pieno regime la razionalità con la completa “maturità” dei lobi frontali. Si è soliti pensare che l’educazione non sia altro che un derivato dell’istruzione ma, semmai e vero il contrario, ossia l’istruzione può realizzarsi solo con l’educazione in corso. Platone diceva che “la mente non si apre se prima non hai aperto il cuore”, ma quanti sono gli insegnanti che aprono il cuore? Quanti invece si limitano a svolgere il “programma” senza nessuna empatia con i propri studenti?

Oggi le materie fondamentali per l’esame di Stato del Liceo Scientifico sono: Italiano (prima prova scritta) – Matematica (seconda prova scritta) – Orale: Italiano, Lingua straniera, Storia, Fisica. Ha fronte di queste prove, oggettivamente non proibitive, negli anni scorsi ci sono state vive proteste da parte degli studenti quando, dopo il Covid 19, il Ministero dell’Istruzione si è permesso nel 2022 di ripristinare la formula come da Riforma, reintroducendo la seconda prova scritta.

Gli studenti hanno manifestato in varie parti d’Italia sostenendo che una seconda prova scritta fosse troppo difficile o non adeguata ai tempi attuali. Fortunatamente il Ministero ha tenuto duro e gli esami sono tornati a quel minimo sindacale che possa consentire a un qualsiasi docente di valutare se l’alunno in questione sia in grado di intendere e volere ma, per favore, non parliamo di esami di maturità.

Solo a titolo di paragone vorrei parlare dell’esame di maturità della mia generazione che dopo sessant’anni chiunque abbia vissuto lo ricorda ancor’ oggi limpido in ogni particolare. Parliamo degli anni ’60. L’esame di maturità cominciava la prima settimana di luglio con cinque prove scritte: per noi dello Scientifico c’era quella di italiano, due di latino (una dall’italiano e una dal latino), una di matematica e al posto di greco c‘era disegno (otto ore!). Tra le 12 e le 14 era previsto la consegna degli elaborati e oltre ai cervelli si erano fritti anche i nostri corpi perché la tenuta d’obbligo per noi i ragazzi in classe e in particolare per gli esami prevedeva giacca e cravatta: altro che t-shirt! Questo sacrificio perché la Scuola meritava il nostro rispetto.           Poi c’era il giorno dedicato alla prova di educazione fisica che a tutti gli effetti faceva parte dell’esame di maturità e per noi ragazzi il programma in parte ricalcava l’addestramento militare con esercizi a corpo libero o con gli attrezzi.

          Mi occorre precisare che allora partecipare agli esami di maturità non era affatto scontato, bisognava veramente essere ammessi, inoltre un buon voto di ammissione poteva dimostrarsi necessario, salvandoti da una eventuale rimandatura qualora qualche prova d’esame non fosse stata brillante (allora c’erano gli esami di riparazione a settembre anche per i maturandi!!!).  Tra gli scritti e l’inizio degli orali passavano una decina di giorni nei quali a casa, con il caldo opprimente di luglio (l’aria condizionata nelle case non esisteva) dovevi ripassare l’impossibile visto che ognuno di noi si sarebbe giocato la sua partita in due giorni: uno dedicato a tutte le materie umanistiche e l’altro a tutte le materie scientifiche sul programma degli ultimi due anni.  Per i candidati le due giornate degli orali erano calendarizzate con sorteggio, con commissari e presidente esterni, oltre ad un membro interno per ogni commissione, tuttavia la mia classe, quell’anno, ridotta a quindici alunni dalle decimazioni del percorso triennale, fu aggregata ad un’altra sezione e quindi non avemmo nemmeno la consolazione di un proprio docente in commissione. Quella fu la mia prima prova severa della vita, una prova di maturità.

Da allora, con il passare degli anni, le modalità dell’esame di Maturità sono state riformate più volte e le prove sono state adeguate, sempre al ribasso, alle esigenze della allora scuola contemporanea. Se oggi la scuola italiana istruisce ma non educa le ragioni sono in parte oggettive ed in parte soggettive. Per educare sarebbe necessario comporre le classi di 12/15 studenti, se invece le classi sono composte da 30 studenti per motivi ragionieristici significa che, a priori, si è deciso che l’educazione non debba essere più prevista tra i compiti della scuola. Allora, se nelle nostre scuole è prevista solo l’istruzione, trovo logico ma anche assai mortificante che coloro che strutturarono l’ultima riforma importante, quella del 1997, non abbiano avuto più il coraggio di continuare a chiamare l’esame conclusivo ”esame di maturità” ma, giustamente, “Esame di Stato conclusivo del corso di studio di istruzione secondaria superiore”. Almeno con questa dizione qualcuno ci ha raccontato per una volta l’esatta verità sullo stato fatiscente della scuola frequentata dai nostri ragazzi.

 

 

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