Le “COP”. Quale futuro per il pianeta Terra?

 

6.0 – Le COP: “Il cambiamento climatico visto dai potenti del pianeta”

Sentiamo spesso parlare di COP, acronimo di “Conference of the Parties(Conferenza delle Parti), gli appuntamenti fondamentali dove i rappresentanti di quasi tutti i paesi del mondo si riuniscono per discutere e risolvere insieme il problema del cambiamento climatico ma, una indagine condotta da Ipsos per la COP27, si è rilevato che il 70% degli italiani non sa di cosa si tratta. Vediamo in quest’articolo di capire che cosa sono le COP e quali e quanti sono i risultati raggiunti, ammesso che ce ne siano stati.

6.1 – Storia delle COP nei tre decenni di vertici sul clima

Tutto è cominciato nel 1992 con l’adozione della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) durante il celebre Summit della Terra organizzato a Rio de Janeiro. Questa convenzione ha rappresentato una pietra miliare nel panorama del diritto internazionale, segnando il primo tentativo globale di affrontare il tema del cambiamento climatico. Il documento nel 1992 si proponeva di limitare l’accumulo di gas serra nell’atmosfera, generato dalle attività umane, per evitare conseguenze dannose per il pianeta. Sebbene non introducesse obblighi vincolanti per la riduzione delle emissioni, la Convenzione stabiliva, attraverso l’articolo 7, che i paesi firmatari si sarebbero incontrati regolarmente nelle Conferenze delle Parti (COP) per discutere i progressi e definire strategie comuni.

Si trattò di uno strumento giuridico importantissimo, precursore della COP21, tenutasi a Parigi nel dicembre 2015.

Il Protocollo di Parigi del 2015 prese ufficialmente atto che: Il cambiamento climatico esiste e l’uomo è, con certezza, la causa.

In quell’anno l’atmosfera era stata inquinata da circa: 30 milioni di mega-tonnellate di CO2. (1 megatonnellata (Mt) = 1 milione di tonnellate- 1 miliardo di kilogrammi)  (Vi ricordo sempre che 44 grammi di CO2 occupano un volume di 22.4 litri)

In quella sede si stabilì di contenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, con l’impegno ideale di limitare l’incremento a 1,5°C. Sempre in quella sede si tentò di introdurre anche il sistema dei Contributi Determinati a Livello Nazionale (NDC), ovvero dei piani nazionali di riduzione delle emissioni che ogni paese doveva elaborare e aggiornare periodicamente, ma ben pochi Paesi si sono poi attenuti. Comunque il punto di arrivo della conferenza di Parigi fu quello di fare in modo che almeno non si superassero le emissioni di quell’anno.

 I dati più recenti ci confermano che nel 2021 sono stati immessi: 33 milioni di megatonnellate di CO2/anno.

Abbiamo sforato del 10% in soli 5 anni: una pazzia.

Poi c’è stata la COP26 tenuta a Glasgow, in Scozia, inizialmente prevista per il 2020, ma poi posticipata a novembre 2021 a causa del COVID-19. La COP 26  è stata una specie di fiera scientifico-politica con dei numeri impressionanti: hanno partecipato 197 Paesi, con 22.000 delegati, inoltre le organizzazioni non governative contavano 12.000 persone e circa 3800 erano i corrispondenti delle TV e della carta stampata: circa 40.000 persone ospitate a sbafo.

            Due erano gli obiettivi minimi che si poneva la Presidenza della COP26:

  1. La Mitigazione del clima:

Azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050;  contenere l’aumento delle temperature non oltre 1,5 gradi C°; accelerare l’eliminazione dei combustibili fossili; ridurre la deforestazione; incrementare l’utilizzo di energie rinnovabili.

  1. La Finanza per il clima:

Rendere fruibili i finanziamenti ai paesi in via di sviluppo, raggiungendo l’obiettivo di 100 miliardi di dollari l’anno; Supportare tecnologicamente e proteggere i paesi più poveri per mitigare gli impatti del clima sui loro territori.

Secondo gli accordi i paesi sviluppati avrebbero dovuto contribuire con 20 miliardi di dollari di finanziamenti all’anno sino al 2025. Obiettivo che è stato del tutto disatteso.

Inoltre per l’assenza dei quorum saltarono le decisioni su: mobilitazione delle risorse; meccanismi finanziari; pianificazione, monitoraggio, rendicontazione; Bilancio.

          Dunque la maratona del COP26 di Glasgow si è chiusa con accordi debolissimi. In buona sostanza quel poco che è stato partorito dalle due settimane di negoziati della COP26 non è stata una sintesi degli interessi delle 197 nazioni presenti, ma una specie di Frankenstein assemblato a colpi di veti e minacce.

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, durante il suo discorso finale, analizzando i passaggi più importanti dell’accordo, ha dichiarato: “Mentre il dramma ci sta volteggiando sopra come un avvoltoio, noi abbiamo spedito il nostro pianeta in sala rianimazione”.

Comunque, se a qualcuno può far piacere, anche La COP27, svoltasi a Sharm el-Sheikh nel 2022 si è conclusa in pratica con un nulla di fatto.

6.2Quali sono gli obiettivi raggiunti con le COP in questi trent’anni?

Le COP hanno raggiunto un unico vero risultato concreto: la maggiore consapevolezza dell’opinione pubblica sull’urgenza di agire, per il resto più le difficoltà che i risultati.   Si può presumere che ogni Paese abbia inviato alle COP i suoi tecnici più preparati e i politici più illuminati eppure, nonostante l’impegno profuso, le emissioni di gas serra sono aumentate costantemente negli ultimi trenta anni. Com’è possibile che sia successo? Come è possibile non porsi questa domanda?

Nei confronti di chi continua a non capire o continua a compiere sempre lo stesso errore, il popolo romano utilizza questa locuzione: «Ma ce sei, o ce fai?». Significato: sei limitato mentalmente e non capisci (ce sei?), o fai finta furbescamente di non capire perché pensi che ti convenga? (ce fai?).

Se questa domanda, fosse rivolta ai tecnici e ai politici di tutto il mondo che hanno partecipato alle 29 COP svolte fino ad ora, bisognerebbe escludere la prima ipotesi: “ce sei?” perché non è possibile che si sia mandato a questi raduni sempre e solo dei cretini. Allora resta la seconda ipotesi: “ce fai?, allora occorre domandarsi: perché “ce fanno”?

La spiegazione non è difficile, ma la si capisce soltanto se la si vuol capire. Le emissioni di gas serra sono aumentate perché si è tentato di conciliare sempre l’inconciliabile: fare diminuire le emissioni serra senza smettere di potenziare l’economia. Ma se la produzione di merci cresce, aumenta il fabbisogno di materie prime, il fabbisogno di energia per estrarle, per trasportarle, per trasformarle in beni di consumo e per distribuire detti beni sui mercati di tutto il mondo. Per continuare a produrre e vendere quantità sempre maggiori di merci è stato anche necessario programmare la loro obsolescenza in modo da accelerare i processi di sostituzione e di conseguenza è cresciuta continuamente la quantità dei rifiuti da smaltire. Potenziare l’economia non può non far aumentare in continuazione i consumi di energia e, se l’energia è prodotta in massima parte da fonti fossili, non può non far aumentare le emissioni di gas serra. Sono due facce della stessa medaglia.

Nessuno può pensare che questo rapporto sfugga alla maggior parte dei tecnici, degli economisti e dei politici. Eppure, nonostante i fallimenti delle ventinove COP, si continua a credere che sia possibile perseguire l’obbiettivo utopico di scindere il problema utilizzando dei pannicelli caldi per ridurre le emissioni di gas serra e, nel contempo, consentire una crescita economica che non comporti alcuna diminuzione della produzione di beni o servizi.

Qui vediamo Greta Thunberg, ragazza all’apparenza insignificante, che è dubbiosa se dare la mano a Davis Sassoli, presidente del parlamento europeo morto un mese dopo la COP 26.     Le treccine di Greta Thunberg, l’attivista più famosa al mondo, che oggi ha 22 anni, sono diventate il simbolo della lotta al cambiamento climatico. In poco tempo questa ragazza è riuscita con la sua caparbietà a fare quello in cui tante COP hanno fallito, a riportare al centro del dibattito pubblico l’ambiente e il surriscaldamento globale. Le sue manifestazioni davanti al parlamento svedese, hanno ispirato una generazione e creato un vero e proprio movimento che si è diffuso in tutto il mondo.

Nel 2018, a soli 15 anni, questa ragazza ha deciso di non andare a scuola solo per protestare davanti al parlamento svedese per chiedere al governo e ai parlamentari di rispettare l’Accordo di Parigi, del 2015. Lo sciopero della scuola per il clima di Greta Thunberg ha dato vita al movimento Fridays For Future. Centinaia di migliaia di studenti in tutto il mondo hanno infatti seguito il suo esempio, organizzando manifestazioni davanti ai palazzi del potere per esigere un cambio di rotta sulle politiche ambientali e accelerare sull’innovazione e l’economia verde. Greta Thunberg ha anche sfidato i leader mondiali durante la Cop24 di Katowice, in Polonia. È diventato celebre il suo discorso, fatto a muso duro davanti agli uomini più potenti del pianeta: “State rubando il futuro (dei vostri figli) davanti ai loro occhi (…). Avete finito le argomentazioni, e noi stiamo finendo il nostro tempo.

Alla Cop26 di Glasgow, durante la sede finale, ha urlato ai congressisti: “Basta con i bla bla bla. Voi continuate a bruciare petrolio e carbone mentre la nostra casa brucia”. Di certo il suo personaggio è ormai entrato nelle case di tutti, dando vita a un vero e proprio “Effetto Greta”, che ha riportato l’ambientalismo in auge e grazie a lei i partiti verdi hanno guadagnato più seggi in tutta Europa, e la mobilitazione di così tanti giovani a favore dell’ambiente ha costretto i leader mondiali a investire di più sull’economia sostenibile. Però anche l’onda lunga di questa ragazza, con la sua volontà di cambiare l’economia mondiale sfidando le istituzioni e il “mondo dei grandi”, oggi accenna ad attenuarsi.

Dunque non stiamo parlando di maltempo! Stiamo parlando di catastrofici cambiamenti climatici!

Amici, il tempo del bla-bla-bla è finito: la scienza ci ha messo in guardia.

Il clima sta cambiando velocemente, più di quanto noi si possa immaginare. Se vogliamo ancora vivere su un Pianeta abitabile dobbiamo costringere l’aumento di temperatura entro 1.5°C e abbiamo solo altri 5 anni per farlo, perché dobbiamo: dimezzare le emissioni globali entro 2030 per tentare di avere emissioni zero nel 2050.

Dobbiamo abbandonare i combustibili fossili, produrre energia al 100% rinnovabile, fermare la deforestazione, modificare gli allevamenti industriali.

          Cari affezionati lettori, vorrei farvi presente che il nostro Pianeta se ne frega se la razza umana sparisce, come non si è vestito a lutto quando sono spariti i dinosauri, ma Noi Umani No! Noi non ce ne possiamo fregare!

Per far sparire i dinosauri c’è voluto un gigantesco meteorite venuto dallo spazio che ha impattato la terra e ha fatto cambiare il clima per decine di anni e i poveri lucertoloni se la son presa in quel posto, ma Noi Umani No! Noi non possiamo tagliarci i maroni da soli!

Questo vuol dire che noi, cittadini del pianeta Terra, non solo dobbiamo continuare a tagliare il consumo di carbone e petrolio, ma dobbiamo anche smetterla di puntare tutto sul metano, quello che i gattopardi dell’ambiente, pudicamente, hanno ribattezzato “gas naturale”. La transizione ecologica deve essere ancora più rapida o perderemo la sfida con una natura, che ha già iniziato a mostrare i suoi artigli cominciando a vendicarsi delle violenze che ha subito e che continua a subire. Per raggiungere questi obiettivi ognuno di noi, cittadini occidentali, dovrà rinunciare a qualcosa, ma non sarà una passeggiata di salute perché tutto questo richiederà una serie di cambiamenti molto impopolari che certamente andranno ad influenzare le nostre abitudini.

Quante volte abbiamo sentito la battuta: “Ora ci tasseranno anche l’aria che respiriamo”: questo momento purtroppo è arrivato!

L’aria che respiriamo è malata e il costo per farla tornare pulita, il costo di questa rivoluzione energetica sarà una mazzata di 1.700 miliardi di dollari l’anno sino al 2050 e questo costo sarà pagato solo dai paesi più industrializzati, cioè da noi, che abbiamo inquinato questo pianeta. Questa mazzata annua non la pagheremo con una delle solite tasse, ma con decise perdite occupazionali nei comparti delle industrie pesanti tradizionali, al punto che i nostri politici si stanno anche inventando il riarmo dell’Europa per cercare di riciclare l’industria pesante ormai obsoleta. Ogni settimana sentiamo di industrie che chiudono e altre minacciano la chiusura perché non sono più competitive su questo nuovo mercato e vediamo gli operai che rimangono basiti perché non riescono a capire i motivi, tuttavia ogni settimana prendiamo atto che i lavoratori, se vogliono continuare a lavorare, debbono riciclarsi per affrontare un nuovo e inedito mercato del lavoro.

La “Rivoluzione energetica” che stiamo cominciando a vivere, se da una parte sta provocando delle decise perdite occupazionali, dall’altra porterà una serie di cambiamenti positivi creando in Europa oltre 19 milioni di nuovi posti di lavoro, ma con nuove figure lavorative che non solo andranno a compensare completamente le perdite di lavoro subite nei comparti ormai obsoleti, ma si creerà un deciso plus occupazionale. Ma attenzione! Non è affatto detto che le queste nuove figure lavorative possano essere allocate nello stesso luogo geografico delle vecchie, quindi ci dobbiamo preparare ad una maggiore mobilità sul lavoro sia fisica che territoriale. In buona sostanza i nostri figli e nipoti, maschi o femmine che siano, non potranno più pretendere, come si diceva una volta “il posto fisso sotto casa”, anzi non esisterà più il “posto che dura tutta la vita”, dunque i nostri giovani dovranno esser sempre pronti con la valigia per andare là, dove il nuovo lavoro si sta creando.

È evidente dunque che il ministero dell’Istruzione deve svegliarsi perché i nostri Istituti superiori e le nostre Università non potranno continuare a sfornare inutili ragionieri, maestre o avvocati perché il mondo sta cambiando e una parte importante della nostra scuola sta diventando soltanto una stupida e inutile fabbrica di disoccupati.

Speriamo  che la COP30 si terrà a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre 2025 possa darci dei risultati migliori.

 

 

 

 

 

 

 

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